La disunità della crisi di Tonino Perna
25 maggio 2010 at 15:27 Lascia un commento
È stato questo vertiginoso aumento del debito dello Stato – a cui si sono aggiunti quello delle famiglie e quello delle imprese – che ha permesso di sostenere la crescita del Pil ed impedito che scoppiasse una pesante crisi da sovrapproduzione già negli anni ’70 del secolo scorso. Oggi questo modello è scoppiato e la crisi fiscale dello Stato sta diventando tout court crisi politica e scontro sociale, specie nei paesi con una struttura produttiva più debole (come la Grecia) o con un debito ed un deficit pubblico che appaiono incontenibili. Come sosteneva e prevedeva O’ Connor la politica economica e fiscale, le scelte ed i tagli da operare nella spesa pubblica sono diventate questioni politiche di prima grandezza che coinvolgono tutta la popolazione.
Nel nostro paese, dove il debito pubblico viaggia al 120% del Pil, dove la somma tra debito dello stato -delle famiglie-delle imprese si avvicina a 3 volte il prodotto interno lordo, l’esplosione/implosione del sistema politico-economico è alle porte. Per diverse forze politiche, e non solo per la Lega nord, il federalismo fiscale può essere lo strumento per uscire dall’impasse. Le scelte dolorose ed impopolari che il governo non riesce ad imporre a livello nazionale possono infatti essere fatte a livello locale. Se per mantenere l’attuale sistema bisogna tagliare drasticamente i salari ed il welfare, è molto meglio per il potere economico e politico spostare il livello del conflitto a livello regionale/locale. Questo vale per il governo centrale quanto per il sistema delle imprese: il federalismo fiscale è l’altra faccia dell’abolizione dei contratti nazionali nel settore privato. Questa valenza politica del federalismo fiscale è stata finora sottovalutata. È ancora più grave che i partiti dell’opposizione abbiano fatto passare il federalismo fiscale, sostenendolo (come l’Idv) o astenendosi (come il Pd).
In questo quadro la questione dell’Unità nazionale, ritornata al centro dell’attenzione con l’anniversario dei 150 anni, va vista innanzitutto come esigenza e priorità del mondo del lavoro. La disunità d’Italia passa attraverso la disunità dei lavoratori e la cancellazione di diritti conquistati con decenni di lotte sociali anche dure. Così come i beni culturali ed il patrimonio ambientale sono beni nazionali, europei o mondiali (come quelli protetti dall’Unesco), che non possono essere mercificati ed alienati, come si vuol fare con gli ultimi provvedimenti (leggi federalismo demaniale).
Il federalismo è sostenibile, sul piano sociale ed ambientale, solo se si fissano bene dei paletti insuperabili. Il diritto ad una istruzione ed una sanità di qualità, ad una casa decente, ad un reddito minimo vitale, ad un contratto ed una legislazione nazionale, sono diritti di cittadinanza che valgono per gli abitanti della Val d’Aosta come per i cittadini delle isole Eolie, per la mitica massaia di Voghera come per quella di Canicattì.
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